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Il Regno di Dio è un incontro

 


«Anzi, vi dico in verità che ai giorni di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi
e vi fu grande carestia in tutto il paese, c’erano molte vedove in Israele,
eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, bensì a una vedova in Sarepta di Sidone.
Al tempo del profeta Eliseo c’erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu purificato, bensì Naaman, il Siro».
Udendo queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni d’ira. Si alzarono, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero
fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per precipitarlo giù.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Luca 4,25-30

 

Manca l’acqua, manca la vita, ed Elia, il grande profeta, il primo, conta sulla propria parola per controllare quanto avviene.
Nel testo c’è un gioco di rimandi tra la parola del profeta e la parola di Dio, la forza del profeta e la potenza di Dio, che soggiace a tutta l’esistenza.
Il profeta si fa forte della propria parola, ma la parola di Dio lo toglie dalla propria sicurezza e lo manda lontano, fuori dalla sua città, nel silenzio della solitudine, prima, verso un paese straniero, poi. E con tutti i pregiudizi che lo condizionano, essere costretto a rivolgersi per aiuto a una donna straniera sconvolge lui e persino coloro che secoli dopo ascolteranno la sua storia.


E’ Gesù che la racconta, e iniziamo da qui. Nella sua prima predicazione pubblica, nella sinagoga di Nazareth, Gesù si rifà a un programma messianico, a un Dio che sta a fianco degli ultimi e che opera con il suo Spirito per trasformare la realtà e portare una pace vera, armonia di Dio nel mondo.
Viene rifiutata la sua predicazione, perché essa riporta l’agire di Dio al presente e alla sua persona (“oggi si è adempiuta questa scrittura che siete abituati ad ascoltare”).


Il Regno di Dio è presente ed è realizzato in un incontro: quello con Gesù. Il Regno di Dio è un incontro.
E per illustrare questo incontro a chi lo contesta, Gesù tira fuori due storie antiche di incontri tra i profeti e i pagani. Anche loro, per essere pienamente profeti – portatori della parola di Dio -, erano stati spinti a un incontro con quanto di più diverso da loro potevano concepire. La vedova che condividerà il suo cibo scarso con Elia sarà per lui fonte di vita, segno della grazia di Dio, invito all’umiltà – e anche il segno che non si trova la via di Dio da soli, nel deserto, per quanto quel silenzio debba anche essere un momento necessario del cammino.
Le storie della vedova di Sarepta e di Naaman il Siro aprono uno squarcio sul programma di Gesù, il quale incontrerà molti pagani, uomini e donne – e da loro imparerà e si farà guidare.
Vivrà, cioè, ai confini, interrogato non solo dalle domande di identità e sicurezza di chi condivide con lui la fede e la cittadinanza in Israele. Gesù saprà incontrare anche l’altro, la straniera che inquieta eppure arricchisce la propria umanità.
E Gesù stesso diventerà l’altro, fin da questo episodio all’inizio del suo ministero, in cui viene cacciato e deve fuggire.
La parola di Dio è sovversiva, non rassicurante, è altra da noi e ci spinge fuori di noi.

Ed ecco che torniamo ad Elia, tra una parola di Dio, che lo spinge verso l’altra e lo rende umile e dipendente, e la pretesa che sia invece la sua propria parola quella che domina la realtà, che apre e chiude il cielo e la pioggia.
Quante volte ci sentiamo  noi maestri di quanto ci circonda e ne vogliamo prendere il controllo – e quante volte la realtà prende il sopravvento e ci rende umili, perché solo ascoltando ciò che accade comprendiamo come contribuire al cambiamento.

Un articolo di Karl Barth degli anni Sessanta del secolo scorso era intitolato “desideri umani e volontà di Dio”. Non per disprezzare i desideri umani, ma perché essi non divenissero con arroganza strumenti di dominio sugli altri.
E’ la volontà di Dio che ci decentra da noi stessi, ci fa scoprire fratelli e sorelle là dove non immaginavamo.
E’ la parola di Dio che agisce sulla realtà, e non la nostra - e ci fa imparare attraverso altri e altre che appaiono bisognosi e sono invece ricchi di risorse per noi.
Il Regno di Dio è un incontro.
Nella diaconia, nella chiesa, incontriamo Gesù, incontrando l’altro, l’altra.

 

Pastora Letizia Tomassone Sermone di domenica 29 maggio 2016 Chiesa Evangelica Valdese di Firenze

 

 

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Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2017
 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze